Lo stato dell’arte nella professione di counseling

 

Il counseling è una professione nuova che può trovare una disciplina giuridica nell’ambito della Legge 4/2013: questa regola tutte le professioni, già esistenti o future, che non sono state regolate da apposite leggi costitutive dei diversi ordini professionali.

La legge 4/2013 prevede l’assoluta libertà del cittadino di svolgere queste professioni, anche in assenza di qualsiasi formazione: sarà solo il mercato a decretare il successo professionale. Da questa previsione sono escluse le professioni sanitarie, per le quali lo Stato si è riservato il potere di controllo.

La L. 4/2013 prevede però che l’insieme della categoria professionale che si forma in questo modo provveda su base volontaria a darsi delle regole uniformi: il compito di gestire la formazione delle regole è stato affidato dalla L. 4/2013 all’UNI, Ente Unificatore Italiano che provvede a ciò organizzando un tavolo di discussione, al quale può partecipare, a pagamento, chiunque vi abbia interesse.

Mediare è una delle tre scuole di counseling che da anni ha partecipato alle riunioni del tavolo UNI.

E’ accaduto infatti che anni fa, su iniziative di una associazione di professionisti, è stato dato avvio al processo formativo.

Il processo è partito da una proposta di norma, e UNI ha disposto un’inchiesta preliminare che ha verificato l’interesse sul piano sociale ad avere la disciplina dell’attività. Superata positivamente l’inchiesta si è costituito presso UNI il tavolo di discussione e si è arrivati alla formazione di una bozza definitiva. Questa avrebbe dovuto essere sottoposta ad una inchiesta finale, ma a questo punto UNI ha ritenuto opportuno sospendere i lavori.

La difficoltà era dovuta all’opposizione degli Ordini professionali degli psicologi che ritenevano che il counseling fosse di loro competenza esclusiva.

I dubbi sulla possibile coincidenza tra l’attività del counselor e quella dello psicologo sono stati chiariti dal fatto che è stata approvata la Legge Lorenzin: questa ha inserito l’attività dello psicologo tra quelle sanitarie e nulla ha detto del counseling, peraltro ben noto al ministero competente. Il secondo fatto rilevante accaduto è stata la pubblicazione di una sentenza del Consiglio di Stato che, riformando una decisione contraria, ha ritenuto che il problema dell’eventuale sconfinamento del counseling in una attività sanitaria dovesse essere affrontato in concreto esaminando i comportamenti del singolo professionista e non in astratto rispetto all’intera categoria.

Questi due eventi hanno permesso che le scuole e le associazioni di professionisti che avevano partecipato al tavolo UNI proponessero di riaprire i lavori.

UNI ha considerato questa una nuova proposta operativa e ha disposto una nuova inchiesta preliminare.

Il risultato che si è ottenuto è stato quello di raccogliere decine di migliaia di risposte, sia favorevoli che negative.

Il recente comunicato delle scuole ha spiegato che UNI sta rispondendo a sua volta a ciascuna delle risposte avute: quando sarà terminato questo incombente UNI deciderà in ordine all’effettiva apertura del tavolo di discussione della bozza di norma.

Mediare provvederà a dare informazioni sullo sviluppo della vicenda, alla quale intende partecipare come accaduto in passato.

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A questo punto è bene chiarire la posizione di Mediare sul problema della eventuale natura sanitaria dell’attività di counseling, visto che questo è stato il problema che in passato ha costituito un ostacolo e che è verosimile che si presenti di nuovo.

L’opinione di Mediare è quella ampiamente descritta nell’ultima pubblicazione del nostro direttore scientifico, Franco Pastore: si tratta del volume, pubblicato in edizione provvisoria e reperibile su Amazon dal titolo “Il counseling. Un nuovo modello fondato sul processo”.

L’idea di base è che un’attività professionale è da considerarsi sanitaria se ha come oggetto sul quale viene svolta, la persona del cliente, che diventa “paziente”. Non è sanitaria un’attività che si svolge invece avendo ad oggetto il problema che il cliente intende affrontare e risolvere: non sarà sanitaria l’attività che non contiene la lettura della mente del cliente e che si svolge tenendo conto della concretezza del problema.

Mediare ha provveduto ad adeguare la formazione dei propri allievi a questo principio ed è orgogliosa dei risultati ottenuti: conoscendo il processo gli allievi hanno la certezza di sapere cosa fare, qualunque sia il problema presentato; in questo modo gli allievi sono più sicuri e più efficaci; i clienti saranno certi che i loro problemi non saranno “sanitarizzati” e medicalizzati.

Ci proponiamo di partecipare attivamente al lavoro normativo e di aggiornare sulle novità i nostri lettori.