Mediazione Familiare
LA MEDIAZIONE FAMILIARE
La Mediazione Familiare è un intervento nato negli Stati Uniti negli anni ’70 quando un avvocato-psicologo applicò ai conflitti familiari un metodo molto diffuso nell’ambito dei rapporti commerciali: un terzo, estraneo al conflitto, neutrale, esperto perché appositamente formato, prende in carico la coppia e la accompagna in un processo di elaborazione dei problemi in modo che sia la stessa coppia a trovare le soluzioni migliori.
Il Mediatore gestisce il processo, e non interviene mai sul contenuto del problema, non impone e neanche suggerisce soluzioni.
La Mediazione Familiare è utilizzata nei tribunali come intervento risolutivo per aiutare la coppia a gestire il conflitto in vista di una separazione.
Secondo il nostro modello, il Mediatore Familiare è un Counsellor specializzato nella coppia e nei temi concernenti la comunicazione, la gestione del conflitto, il diritto di famiglia, in grado sia di osservare il processo che ha portato la coppia alla crisi sia di operare quel disinvestimento emotivo che segue alla riappropriazione da parte di ciascuno della responsabilità di sé rispetto a tutta la storia della coppia e della separazione.
Il Counsellor è un professionista esperto della comunicazione che ha il compito di facilitare il cliente nel definire e nell'affrontare in concreto ciò che lo mette in difficoltà. Il cliente può essere un singolo individuo, una coppia, una famiglia, un altro professionista, un gruppo o un'istituzione. L'intervento di Counselling è un intervento di aiuto , il cui scopo è quello di offrire ai clienti l’opportunità di esplorare, scoprire e rendere chiari i propri bisogni, schemi di pensiero e di azione, per crescere nelle competenze di coping (fronteggiamento delle difficoltà) e di autodeterminazione, anche rispetto alla soluzione di alcuni problemi. Tutto questo per aumentare la qualità della vita migliorando l’uso delle proprie risorse e soddisfacendo al meglio le proprie esigenze, i propri bisogni e desideri.
La coppia così, libera dall’astio reciproco, diventa capace di comunicare per il bene dei figli e quindi far fronte all’impegno che l’affidamento condiviso impone.